IMAG2344Se n’è andata senza nemmeno attendere la complicità della neve, il cui peso l’avrebbe aiutata a morire. E forse avrebbe soffocato in parte il breve fracasso delle travi e delle pietre sconvolte nel crollo. Parlo della casa che fungeva da unico lavatoio e abbeveratoio della Frazione Piana di Rossa (vedi n. 70), fino al 1881,  sul sentiero che porta al Fej, di recente denominato “sentiero della libertà”. Il luogo è ancora chiamato amata “al puss” (il pozzo), cioè la fonte.

Il CAI Varallo, tramite Montagna antica montagna da salvare, aveva fatto un buon intervento di recupero dell’abbeveratoio e della cappella a fianco, miracolosamente risparmiati da questo crollo.

Di solito evito gli argomenti poco allegri ma, in questi primi giorni di novembre in cui ricordiamo i nostri morti, credo che possiamo dedicare un pensiero a quegli sconosciuti che hanno costruito, qualche secolo fa, sicuramente con grandi fatiche, pietra su pietra e trave su trave, quei veri monumenti che incontriamo, quando passeggiamo per il piacere del nostro “tempo libero”, a goderci la “natura incontaminata”, per “ricaricarci” lontano dall’odiato “progresso” di questa “vita moderna”. Della quale però non intendiamo assolutamente fare a meno non appena dovremmo rinunciare alle nostre – ma solo alle nostre – comodità. In quel caso, allora, tolleriamo inquinamento, rumore e tutto quello che le nostre egoistiche comodità pretendono. Questi nostri antenati, cosa direbbero di noi, oggi?

Negli ultimi 50 anni, nella sola Frazione Piana di Rossa, è collassata una decina di case (su 40). Personalmente non credo che sia colpa dei proprietari che non vogliono spendere. Perché, lontano dalla carrozzabile, è spesso follia tentare di evitare l’inevitabile. La maggior parte di quei fabbricati è ormai destinata a crollare.

Alcuni politici, per decenni, hanno invocato la mancanza di denaro per motivare la loro decisione di non realizzare strade in alcune zone montane. Ma oggi, tutti noi sappiamo che per le poltrone rosse, le auto blu e gli sprechi, i soldi non sono mai mancati.

Il desolante spettacolo è dunque solo la logica conseguenza di comportamenti tenuti per troppo tempo da chi poteva, ma non ha voluto, intervenire a suo tempo. Sono pertanto ridicoli e dispendiosi i congressi, convegni,  seminari,  tavole rotonde (che a volte finiscono su tavole rettangolari imbandite) in cui si dibatte su come e perché “salvare la montagna, la sua ricchezza, le sue tradizioni, la sua identità, la sua peculiarità e i suoi blablabla”. Perché, di fatto, non vengono quasi mai prese le misure e le decisioni adeguate.

Non ci resta che sperare in una rapida inversione di tendenza. Magari grazie a recenti provvedimenti dell’attuale governo?

In mancanza…  visto che mancano i soldi (per costruire strade) si dovrà forse pensare a percorsi “archeologici” a pagamento con visita alle rovine?

Nell’attesa, ben venga presto la neve a coprire per qualche mese lo scempio.

Per rivedere il fabbricato con il tetto… possiamo andare al n. 9.IMAG2344  Elle s’en est allée sans attendre la complicité de la neige. Dont le poids aurait pu l’aider  à mourir en étouffant le fracas des poutres et des pierres qui s’écroulent. Je parle de la maison qui était la fontaine et le lavoir du hameau Piana de Rossa (n. 70) jusqu’à la fin des années 1800,  sur le “sentier  de la liberté” vers l’alpage Fej. Le lieux est appelé “pouss” (puits, fontaine).

Le Club Alpin Italien (CAI) de Varallo, avec “Montagne ancienne avait retapé le toit de l’abreuvoir et de la chapelle qui n’ont pas étés touchés par l”éffondrement.

En général j’évite les arguments un peu tristes, mais à l’occasion de la Toussaint qui nous fait penser à nos morts, je crois que l’on pourrait avoir une pensée aussi pour nos ancêtres qui – il y a quelques siècles – ont bati ces vrais monuments, pierre sur pierre et poutre sur poutre, qu’il nous plait de rencontrer le long de nos paisibles promenades, pendant nos “loisirs”, pour nous “retaper”, loin du “progrès” que nous abhorrons tant. A moins qu’il s’agisse de nos comodités… alors là, nous acceptons la pollution de l’air, le bruit etc…  Qu’en penseraient nos ancêtres?

En 50 ans, j’ai vu s’éffondrer – dans le seul hameau de Piana – une dizaine de maisons (sur 40). Les effondrement ne sont pas dus à la faute des propriétaires qui ne veulent pas y mettre de l’argent. Car loin de la route c’est souvent fou de tenter d’éviter l’inévitable. La plupart des maisons là-haut est désormais destinée à tomber.

Certains politiciens, pendant des dizaines d’années, ont dit qu’il n’y avait pas d’argent pour construire les routes …! Mais aujourd’hui nous voyons tous que pour les fauteuils rouges, les autos bleues et le gaspillage, l’argent n’a jamais manqué.

Les effondrements sont tout simplement la conséquence logique d’une certaine politique. Mieux vaudrait donc éviter congrès, conférences, séminaires, “tables rondes” (qui souvent finissent sur des tables rectangulaires) où l’on parle des solutions pour “sauver la montagne, sa richesse, ses traditions, son identité, son blablabla”. Sans jamais  prendre les décisions adéquates.

Espèrons que les choses puissent changer au plus tôt. Peut être grâce au governement actuel?

Vu que l’argent manque (pour construire des routes) pourquoi ne pas penser à un parcours d’archéologie avec visite payante des ruines?

Souhaitons que la neige puisse arriver au plus tôt, pour ensevelir, pour quelques mois au moins, ce spectacle écœurant.

Pour revoir la maison avec son toit nous pouvons aller au n. 9.

2 Commenti on Ott 31st 2013

2 Responses to “ANCOR PRIMA CHE LA NEVE … (90)Bien avant que la neige… (90)

  1. rosanna ha detto:

    Bravo! Condivido tutto, parole sante!

  2. raffaella ha detto:

    ben detto,hai perfettamente centrato il problema , solamente un rimbombo continuo di parole sulla montagna e per chi la vive è solo un rumore fastidioso.Non c’è aderenza alla realtà e si continua a rimandare soluzioni!!
    Raffaella

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